A tutte le aziende informatiche prima o poi capita di avere qualche cliente che ha necessità di recuperare dati da hard disk guasto. E’ molto importante che i tecnici di recupero dati siano in possesso sia della strumentazione adeguata che delle conoscenze necessarie per eseguire le lavorazioni. Tuttavia, anche il tecnico più capace può incappare in errori di procedura che, solo nella migliore delle ipotesi, si traducono in un “semplice” (si fa per dire) spreco di tempo. Quando l’errore è più grave o legato a casi particolari c’è il rischio che i dati contenuti sul supporto vengano compromessi irrimediabilmente.
Lo scopo di questo post è quello di illustrare e far conoscere la nostra procedura di recupero dati ai numerosi centri di assistenza informatica che collaborano o sono interessati a collaborare con noi, nonché ai privati e alle aziende che stanno valutando l’opzione di affidarsi a noi per il recupero dei loro dati.
Ovviamente non è possibile condensare in un singolo post tutto quello che c’è da sapere, dal momento che ogni architettura presenta delle particolarità e quindi delle accortezze e degli step diversi da seguire per ottenere un risparmio di tempo e, al tempo stesso, garantire la sicurezza delle operazioni. È possibile comunque elencare una serie di best practice che possono essere applicate indipendentemente dalla tipologia di architettura per recuperare dati da hard disk in sicurezza.
Può sembrare banale o scontato, ma la prima cosa da fare è proprio parlare con il proprietario del supporto e ottenere quante più informazioni possibili circa le modalità con cui si è presentato il guasto e il comportamento del supporto.
Di seguito sono elencate le informazioni essenziali che cerchiamo di reperire quando veniamo contattati per il recupero dati da un hard disk:
In qualsiasi caso è fortemente sconsigliata l’accensione del disco, soprattutto nei casi in cui quest’ultimo venga connesso direttamente alla scheda madre con l’intenzione di eseguire il sistema operativo Windows. Una particolarità di Windows, infatti, è che, in presenza di anomalie, potrebbe avviare i suoi tool integrati per il recupero del file system e portare così a conseguenze estremamente dannose, tali da rendere inutilizzabile il supporto.
Inoltre, è da evitare l’accensione di supporti che sono caduti in acqua. In questi casi solamente i laboratori e i tecnici specializzati nel recupero dati hanno le competenze e la strumentazione necessaria per aprire l’hard disk in camera bianca, controllare testine e piatti e pulirli o sostituirli se necessario.
Un altro scenario possibile è quello in cui le testine sono bloccate sui piatti. Anche in questo caso non bisogna avviare il disco perché è probabile che venga compromesso il funzionamento del braccio che regge le testine. Operazioni di questo tipo solitamente causano gravi danni alla superficie dei piatti e portano alla perdita di dati essenziali.